Luigi Carpi, lettura critica di Stefania Provinciali

Luigi Carpi, lettura critica di Stefania Provinciali

Una seggiolina azzurra da giardino al centro del quadro. Tutt'intorno il verde della natura, un cancello all'orizzonte e una vita immaginata oltre i confini della propria abitazione. I colori hanno la limpidezza dell'acquerello, delicati ma aderenti al vero...

Una seggiolina azzurra da giardino al centro del quadro. Tutt'intorno il verde della natura, un cancello all'orizzonte e una vita immaginata oltre i confini della propria abitazione. I colori hanno la limpidezza dell'acquerello, delicati ma aderenti al vero, quasi a rendere la rappresentazione sospesa, espressione di un mondo dove gli affetti famigliari, le "cose" del quotidiano, fanno parte della vita, racchiuse in quella minima rappresentazione, in quella seggiolina azzurra che diventa emblema di un percorso artistico ed umano. In molti ricordano a Parma il pittore Luigi Carpi per quella sua aderenza al vero raccontata nei paesaggi, per quella minuziosa cura del particolare espressa nelle nature morte e nei fiori, misurate interpretazioni di un mondo che attraversa l'inconscio ma soprattutto per quella seggiolina azzurra, rimasta a testimone di un percorso artistico che a posteriori non si può certo definire solo di attenta ricomposizione della realtà, ma anche a tratti intimista e profondamente umano. La lezione figurativa di Carpi è il frutto di una grande passione ma anche di una scuola che ha dato riscontri importanti nella Parma del dopoguerra, in linea con quel filone figurativo, carico di sfumate interpretazioni, che ha mantenuto vivo, pur in un secolo di innovazioni, la tradizione accademica, l'impronta di una scuola d'arte tramandata da maestri come Paolo baratta, Guido Montanari, Aldo Raimondi ed Enrico Bonaretti di cui Luigi Carpi fu allievo. Una tradizione che si è quotidianamente scontrata con altre visioni dell'arte, ma che Parma ha radicata in sé, come conseguenza di una storia passata i cui geni si sono riprodotti senza lasciarsi travolgere da altre lezioni dell'arte. In questo contesto la lettura dell'opera di luigi Carpi, a due anni dalla scomparsa, si propone quale espressione di una storia dove l'artista trova una propria collocazione e i suoi dipinti, ad olio e ad acquerello, permettono nuove riflessioni. Dopo il diploma al Toschi Luigi Carpi era approdato a Milano, all'Accademia di Brera, per proseguire gli studi di scenografia. Nel '44 aveva vinto il 1º Premio nazionale per un manifesto destinato alla industria bellica di guerra. Così se la guerra lo aveva strappato all'arte, l'arte lo aveva portato lontano dai campi di battaglia, a fare il disegnatore di una fabbrica d'armi. Il dopoguerra si rivelava particolarmente critico per uno scenografo, si imponeva così la necessità di un impiego che Carpi alterna al suo grande interesse per la pittura, contribuendo al 1º sindacato artistico di quegli anni ed alla fondazione della sezione di Parma dell'Ucai. Ma dal 1970 il ritorno alla pittura è completo, con la possibilità di un'ampia produzione che ancor oggi permette di leggere in successione l'evolversi di un percorso. Non che Carpi si sia allontanato negli anni dal proprio fare artistico. Si è allontanato semmai dalla forma d'arte realista e propagandista che il Regime aveva imposto agli artisti e che lui, studente a Brera, aveva sperimentato sulla base di un solido disegno. Un disegno che resterà partecipe del "taccuino degli appunti" presi con sistematica abitudine come base per una pittura en plain air, sia ad olio che ad acquerello, di storica memoria. Quanto a Carpi questa sua propensione lo lega definitivamente al vero, dentro e fuori dal linguaggio del "segno", quella dimensione del colore che lo rendono non solo pittore che produce attraverso l'arte figurativa, ma anche interprete di un personale mondo di emozioni. Sentimento e sensazioni legati agli affetti del quotidiano, alla casa di Traversetolo, ai fiori ed ai frutti della terra, agli scorci dell'Appennino e del Po, ai viali ghiaiati, ai giardini, agli scorci marini in cui vengono racchiusi semplici fraseggi di vita, quelli che per il pittore rappresentano il mondo. Un mondo che lo vede attento alle cose di ogni giorno quando cont tratto minuzioso descrive sulla carta o sulla tela la natura, quando ricompone cardi e melograni, fiori di campo ed ortensie, lasciandosi sfuggire dal pannello lievi velature, che lo trasformano da vigile e rigoroso osservatore, in autore di misurato lirismo. Non ci sono eccessi, infatti, in questa sua pittura, nell'acquerello come nell'olio, nel paesaggio come nella natura morta, bensì gli afflati di una poesia quotidiana, tanto pacata quanto reale. L'olio, in particolare, lo porta fuori dei confini della casa e dello studio per realizzare dal vero i paesaggi amati mentre l'acquerello fatto di sfumature e colori più lievi segue a volte le trame composte nel taccuino degli appunti; momenti intensi ed immediati perché la fluidità del mezzo impone una capacità di catturare l'attimo visivo, di arginarlo dentro confini mobili e sfuggenti. Una passione questa che lo "prenderà" sempre più nella ricerca di una adesione totale ai segreti dell'acquerello, con studiate attenzioni, con una tecnica sempre più perfezionata e ripresa in sintonia col proprio sentire. Una sorta di tensione che lega la personalità dell'autore al mezzo, che lo fa partecipe di una visione immediata, trasportata sulle carte dove l'acquerello si compone in un inseguirsi di velature che solo la mano attenta riesce a restituire all'immagine. Caratteristiche queste che renderanno Carpi acquarellista conosciuto ed apprezzato all'interno di un'ampia esperienza pittorica dove realtà e sentimento per il mondo circostante prendono forma nelle opere. Un accenno a parte merita in questo excursus la presenza della luce, dettata più che dalle combinazioni di chiaroscuro dalla combinazione dei colori, mai cupi, sempre aderenti ad una verità interiore più che di rappresentazione. Solo quella seggiolina azzurra sembra a tratti travalicare la realtà, simbolo, né retorico né casuale, di una scelta di vita dettata dall'animo e da una personale propensione. Un suggerimento per rileggere con occhi rinnovati un modo di fare pittura che potrebbe apparire scontato ma che l'universalità del linguaggio costruito con grande adesione ed attenzione compositiva e la personalità dell'autore, rendono sempre piacevole e carica di significati sottesi. A questa intenzione si lega oggi la volontà di ricordare un mondo che forse sta scomparendo, al di là dei sentimenti e degli affetti, colto in quella quotidianità che spesso ormai viene a mancare, quale rappresentazione attenta e dunque libro aperto su di una vita dedicata al piacere di dipingere. Stefania Provinciali Novembre 2005

Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo (CC BY-NC-SA 3.0 IT)

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